L’egemonia del mais nel gluten-free è totalitaria
La biodiverstità alimentare potrà mai farcela contro la monocoltura del mais ? Michael Pollan, giornalista americano, spiega: "Se sei quello che mangi, allora sei mais". Figuriamoci allora nel settore del gluten-free.

Se si guarda la composizione dei cibi senza glutine è impressionante, in media il 70% è farina di mais. Pane, pasta, pizza, dolci, il mais è ovunque.
Mi domandavo quali, dunque, le potenzialità per un grano antico come il Fonio, ancora coltivato e lavorato in modo artigianale e per altro sconosciuto, di poter aver successo in questo settore dominato dal mais.
Poi qualche tempo fa un’amica, Roberta Prandoni di Sincerity & Food, mi parla del libro di Michael Pollan “Il dilemma dell’onnivoro” e allora mi si aprono nuove prospettive su quello che scopro essere una piaga molto più ampia e totalizzante: la monocoltura del mais. In effetti, tutta l’industria alimentare è dominata dal mais, figuriamoci l’impressionante concentrazione di mais nel senza glutine.
E quindi vi chiederete, cosa c’è di sbagliato nel mais ? Michael Pollan ci aiuta a capire come tutto sia sotto il dominio del mais: l’intera catena alimentare, tutto quello che mangiamo, dai fitofarmaci agli allevamenti industriali, dalla distruzione del terreno all’abuso di fertilizzanti, dai mangimi innaturali alla riduzione degli animali a macchine da ingrasso. Tutto ruota intorno al mais.
La sovrapproduzione di mais ha effetti a cascata. I suoi derivati sono onnipresenti, anzitutto nei mangimi per animali. Ma mentre un pollo può benissimo essere allevato a mais, un bovino ne soffre. Il suo organismo per natura dovrebbe nutrirsi di erba, e il mais lo fa ingrassare rapidamente, ma male, soprattutto per il suo fegato. Da qui l’utilizzo di farmaci negli allevamenti intensivi e il connubio tra il mais e la chimica, che fornisce anche semi OGM e i concimi necessari alla monocultura di massa.
Il mais è l’elemento base della maggior parte dei prodotti che troviamo nei supermercati. È il mangime che nutre bovini, suini, polli, tacchini, agnelli, pesci, salmoni. I cibi pronti, precotti e preconfezionati, contengono grandi quantità di mais, così come anche minestre, salse, insaccati, dolci, gelati, dolcificanti, uova, latte e formaggi. La birra e tutti i liquidi contengono buone quantità di mais liquido.
Il moltiplicarsi delle coltivazioni di questo cereale, facendone scendere il prezzo, lo hanno reso ottimo alimento per gli animali: migliaia di tonnellate di mais macinate, mischiate con grassi liquidi e supplementi proteici con l’aggiunta di vitamine, estrogeni, antibiotici, erba medica e fieno, midollo e ossa di carcasse, vengono versate nelle mangiatoie dove ogni capo sarà costretto a nutrirsene.
Il tutto per non parlare degli effetti negativi sulle persone legati all'alto indice glicemico del mais, e per di più dei suoi amidi, utilizzati nelle preparazioni gluten free.
Ce la farà mai il Fonio, così come gli altri antichi cereali, completamente naturali ed estranei a queste logiche dell’industria alimentare, ad entrare in un mercato basato sulla monocoltura del mais ?
Vedremo, questo dipenderà anche dai noi, i consumatori.
Certo gli €0,20 al Kg del mais rendono un lusso tutto il resto. Il che non aiuta.